Siamo sempre veramente connessi?

Da “Lucrezia e Alice a quel paese” di Silvia Ziche, in questi giorni in libreria.
Da “Lucrezia e Alice a quel paese” di Silvia Ziche, in questi giorni in libreria.

Qualche giorno fa, stavo guardando questa vignetta di Silvia Ziche, e dopo una risata, mi è venuto un pensiero scomodo.

 

Cellulare, computer, tablet, smartphone, blackberry, android, e-reader, iPhone, e la lista è lunghissima…

Siamo sempre connessi con il mondo virtuale grazie a email, sms, mms, app, Facebook, Twetter, Google+, e potrei continuare ancora per qualche pagina.

Sempre presenti con la nostra famiglia, i nostri amici, perfino con i nostri colleghi di lavoro.

Sempre nel qui e ora: dove siamo, cosa stiamo facendo e con chi.

A volte è addirittura imbarazzante.

 

Non è solo questo, però.

Il pensiero scomodo mi è venuto in relazione ad altro.

 

Abbiamo trecento amici virtuali, ci vediamo con loro in chat, ma quando li vediamo dal vero?

Intendo in carne e ossa, in un luogo reale, dove ci si può guardare negli occhi e non attraverso una fotografia, o, nei migliori dei casi, attraverso Skype.

Intendiamoci bene, non sto rinnegando tutto questo.

Io sono una fan sfegatata del mondo virtuale.

Ma ora siamo passate all’estremo opposto.

E questo mi spaventa.

 

C’è un Fiore del sistema del dr. Bach, che forse dovremmo iniziare ad aggiungere nelle nostre boccette.

Nella mia almeno c’è sempre: Clematis

 

“Coloro che sono sognatori, assonnati, non completamente svegli e senza grandi stimoli nella vita. Persone tranquille, non davvero felici delle proprie circostanze attuali, esse vivono più nel futuro che nel presente e nella speranza di tempi migliori, in cui i loro ideali potranno realizzarsi. Nella malattia non fanno grandi sforzi per star meglio e in certi casi arrivano persino a desiderare la morte, nella speranza di tempi migliori o, forse per rincontrare una persona amata che hanno perso."

 

Questo Fiore mi è venuto in mente, perché è legato a chi vive in un suo mondo di sogni, ed il mondo virtuale non è anche questo?

Non siamo soddisfatte della nostra vita reale, e desideriamo passare tanto tempo in una vita virtuale, creata dalla nostra immaginazione.

 

Alcuni anni fa, sentii parlare di un nuovo psicosi che arrivava dal Giappone: giovani che scelgono di chiudersi in casa e preferiscono vivere in un mondo virtuale. Vengono chiamati hikikomori

 

Ua giovane scrittrice britannica, Scarlett Thomas, ha scritto diversi romanzi su giovani disadattati, che scelgono di vivere in un mondo virtuale.

Adoro i suoi romanzi (quasi tutti), ma tutto questo mi terrorizza.

 

Un mondo virtuale, non più reale.

Passiamo uno vicino all'altro, senza magari  salutarci, ma poi su Facebook siamo amici.

 

Mi è venuta un'idea folle: se per un giorno, un giorno solo, non chiedo tanto, spegnessimo computer, cellulari, tablet, insomma non ci connettessimo? Potremmo, per passare il tempo, incontrare i nostri amici. In un parco, o non so, davanti ad una cioccolata calda o un bicchiere di vino.

E' così tanto balzana la mia idea? 

Che ne dite?

 

Camilla