Scrivere la propria storia e quella dei nostri antenati nasce spesso dal desiderio di esorcizzare un evento negativo, liberarsi da un peso o riscattarsi dal passato.
Noi siamo come un albero, se abbiamo buone radici, possiamo sviluppare un tronco sano e dei rami ricchi di fiori e foglie. Ma se le nostre radici sono malate, rischiamo di appassire. Per guarirle, dobbiamo prendere consapevolezza di noi, arrivare a conoscerci.
La psicoanalista Anne Ancelin Schützenberger lo ha definito "un fantasma generazionale", e si riferisce alla trasmissione transgenerazionale di eventi irrisolti, traumi o modelli comportamentali che influenzano inconsciamente le generazioni successive.
In altre parole, eventi significativi, sia positivi che negativi, vissuti dai nostri antenati possono avere un impatto duraturo sulla nostra vita, influenzando le nostre scelte, le nostre emozioni e i nostri comportamenti.
Mettere su carta ciò che è accaduto, quindi, può aiutare a comprendere meglio e a superarlo, e al tempo stesso è una redenzione.
È anche un percorso introspettivo perché aiuta a far riemergere, giorno dopo giorno, ricordi familiari che sono sommersi e passarli poi su carta la memoria della nostra famiglia.
Ed è quasi una scrittura terapeutica perché scrivere aiuta a stare meglio.
Questo tipo di scrittura nasce nello scavare nei propri ricordi, fare ricerca intervistando la nostra famiglia o facendo ricerca negli archivi, scegliere gli avvenimenti più importanti da raccontare, anche se dolorosi, e tirare fuori le parti più nascoste.
Poi si potranno trasformare questi avvenimenti in narrativa, rendendoli avvincenti per chi ti legge, facendo emergere il loro valore simbolico o archetipico.
Esistono diversi generi tra cui scegliere:
Scrivimi se vuoi maggiori informazioni: camilla@fioriarcani.it