La storia di ciascuno di noi è uno zaino pieno di cose belle e brutte mescolate insieme, il cui peso spesso rallenta il nostro cammino. È salutare bruciare ciò che non ci serve più, buttare le zavorre che rallentano il cammino.
(Sonia Scarpante)
È una domanda che mi pongo da sempre.
Ora, grazie a un percorso che passa attraverso lo studio della Psicogenealogia di Anne Ancelin Schützenberger e quello di Metagenealogia di Alejandro Jodorowskj e Marianne Costa, oltre ad anni di lavoro su me stessa e sul mio albero genealogico, e la stesura di un romanzo (Pazza) dedicato a una mia antenata, sono arrivata alla risposta che tutto parte da un processo di autoconsapevolezza.
Questa ha origine partendo da una ricerca nel passato dei nostri Antenati, e dalle aspettative di cui ci ha caricato la famiglia alla nostra nascita.
Perché noi siamo come un albero. Se abbiamo buone radici, possiamo sviluppare un tronco sano e dei rami ricchi di fiori e foglie. Ma se le nostre radici sono malate, rischiamo di appassire. Per guarirle, dobbiamo prendere consapevolezza di noi, arrivare a conoscerci.
È il primo passo verso la guarigione e la realizzazione dei nostri obiettivi.
In questa società contemporanea e superficiale, dimentichiamo spesso quanto sia importante ricordare che non siamo “un filo singolo", ma facciamo parte di un intreccio molto più complesso di quello che pensiamo.
Propongo due percorsi: